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Luigi Pericle Corriere 31 ottobre

2 Luigi Pericle Corriere 31 ottobre piede

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Personaggi

Luigi Pericle Giovannetti, il talentuoso dimenticato

Riemerge ad Ascona il mondo di un artista perduto
È un pomeriggio di tarda estate quando in redazione arriva una telefonata che ha il sapore di una segnalazione. Andate ad Ascona, è appena stata ritrovata una collezione d’arte scomparsa da decenni, un corpus integro di opere di Luigi Pericle Giovannetti, un vero e proprio tesoro che riemerge solo adesso. Prevale inizialmente un certo scetticismo: davvero si tratta di un tesoro? E come mai il nome dell’autore, Luigi Pericle Giovannetti, non mi dice assolutamente nulla? L’appuntamento ad Ascona, alle pendici del Monte Verità, è con Andrea e Greta Biasca-Caroni, sono loro i proprietari dei dipinti, e iniziano a narrare una storia che ha dell’incredibile e che proverò qui a raccontare. Lo scorso anno la coppia acquista un villino a due piani, dove nessuno ha messo più piede da quindici anni. L’abitava un pittore che si è spento nel 2001 senza lasciare eredi, e la casa è rimasta come lui l’ha lasciata. Dopo i primi sopralluoghi, la coppia si rende conto di aver fra le mani qualcosa di unico: nelle stanze abbandonate, fra le suppellettili impolverate, negli scaffali delle librerie, comincia a delinearsi il mondo di un artista dimenticato, dipinti, lettere e fotografie di Luigi Pericle Giovannetti, pittore che per ragioni diverse oggi ben pochi conoscono, ma che merita grande attenzione per l’intensità del suo vissuto e del suo operato.
Il primo inventario parla di decine di oli e di migliaia di carte, tutti in buono stato di conservazione. I Biasca-Caroni sono persone curiose e iniziano a fare le prime ricerche. In paese c’è chi ha una lontana memoria di Giovannetti, che negli ultimi anni della sua vita aveva quasi smesso di dipingere per dedicarsi ad altro. Conduceva una vita appartata, ogni tanto stilava profili astrali, scriveva romanzi dedicati agli ufo e dava lezioni di pittura. Fra i suoi allievi una giovane Ingeborg Lüscher, futura moglie del critico Harald Szeemann, che racconta di come Giovannetti, che emanava un’aura di conoscenza, fosse gentile, amichevole ma sempre un po’ distante. Questa testimonianza, pubblicata sul sito ticinarte.ch, ci aiuta solo parzialmente a delineare la figura di un pittore che risulta difficile inquadrare nei canoni odierni, così tanto votati alle singole specializzazioni. Chi era davvero Giovannetti? Un artista? Un filosofo? Un mistico? Oppure tutte queste cose insieme? Andrea e Greta Biasca-Caroni mi mostrano i risultati delle loro ricerche, ed è come un grande puzzle che si compone sotto i nostri occhi. Delle origini familiari e dell’infanzia dell’artista si sa ancora ben poco, uno scarno profilo biografico, pubblicato su un catalogo degli anni Sessanta, lo dice nato nelle Marche e cresciuto a Basilea; studia arte ma ben presto abbandona perché insofferente alla disciplina scolastica. Ha una buona mano e trova da lavorare facendo l’illustratore. Tra la fine degli anni Quaranta e il decennio successivo collabora con importanti giornali satirici specializzandosi nel disegno di animali, fra cui una tonda e simpatica marmotta, chiamata Max, che all’epoca riscuote un buon successo. Firma con il cognome, Giovannetti, ma probabilmente tutto questo non gli basta. Nel 1958 distrugge l’opera di trent’anni, che non ha mai esposto e nella quale non si riconosce più, per tentare nuove ricerche. Abbraccia l’astrattismo, è aggiornato su quanto succede in Europa nel campo dell’informale e decide di farsi conoscere solo col nome di «Luigi Pericle». L’anno della svolta è il 1959, quando il basilese Peter Staechelin comincia ad interessarsi alla sua opera: è l’inizio di un sodalizio che permetterà all’artista di lavorare con maggior tranquillità e al collezionista di acquisire un centinaio di sue opere. Gli Staechelin possiedono un nome importante nel mondo dell’arte elvetica: Rudolf Staechelin, il padre di Peter, vanta una collezione di tesori comprendente opere di Van Gogh, Monet, Cézanne, Picasso e Gauguin. Il decennio successivo è denso di incontri promettenti: Hans Hess, il creatore del Festival di York e direttore del Museo di York, scopre la sua opera e decide di farla conoscere in Inghilterra. La prima esposizione di Luigi Pericle è alla Tooth Gallery di Londra, seguita da altre mostre, sempre su suolo inglese. Conosce anche Herbert Read, poeta e storico dell’arte britannico, esperto di surrealismo e consigliere personale di Peggy Guggenheim. Read non è uno sconosciuto ad Ascona, poiché frequenta i seminari di Eranos: rimane favorevolmente colpito dal pittore, di cui ammira le capacità tecniche e la bellezza delle opere, influenzate a parer suo dalla spiritualità orientale.
Alla metà degli anni Sessanta quindi il nostro è un artista che ha davanti un percorso luminoso, con l’appoggio e il sostegno di figure importanti ma… qualcosa di spezza: Luigi Pericle decide di ritirarsi e di non esporre più, forse per il bisogno di una nuova spiritualità, o per il desiderio di abbandonare un mondo che non lo corrisponde.
Greta e Andrea Biasca-Caroni mi mostrano le opere di Luigi Pericle ritrovate nella sua abitazione. I dipinti parlano di un artista che guarda al tachisme e al neocubismo, che predilige un linguaggio essenziale e ha una tavolozza ridotta a pochi toni. Le forme sono controllate, le strutture geometriche, pare non esservi troppo spazio per l’improvvisazione. Di sapore diverso sono le carte, molto libere, belle ed espressive, dalle quali possiamo desumere il suo interesse per l’Oriente. I tempi adesso sembrano maturi per una ricerca approfondita sull’artista, che ne delinei la biografia e che consenta di studiarne l’opera. Ho come l’impressione che di Luigi Pericle ne sentiremo ancora parlare.

Il ribelle misterioso che si ritirò alle soglie del successo

Già divenuto celebre per la sua marmotta Max il pittore scelse di isolarsi nella villa sul Verbano
La biografia di Luigi Pericle Giovannetti è ancora tutta da scrivere. Si sa che l’artista è nato a Monterubbiano, piccolo paese in provincia di Fermo, nelle Marche, nel 1916 da padre italiano e da madre francese e che in giovane età, presumibilmente con la famiglia, emigra a Basilea. Talento precoce, sin da bambino inizia ad interessarsi alla pittura, si iscrive ad una scuola d’arte ma ben presto mostra una certa insofferenza per i metodi classici d’insegnamento e cerca nuove vie. Si interessa alle filosofie orientali e studia le antiche civiltà greche, egizie e cinesi, nelle quali trova ispirazione per la sua arte. Negli anni Cinquanta si dedica all’illustrazione, iniziando a collaborare con alcune riviste satiriche, come la svizzera Nebelspalter e l’inglese Punch, per la quale inventa la marmotta Max, che viene pubblicata per la prima volta nel 1952 e che ha subito un grande successo. Distrugge tutta la sua produzione risalente agli anni Trenta e Quaranta ma continua a dedicarsi alla pittura, preparandosi da solo i colori, così come si facevano gli antichi maestri, e utilizzando anche resine e inchiostri speciali cinesi. Nel 1959 entra in contatto con il collezionista basilese Peter G. Staechelin, che diventa suo mecenate e che da quel momento acquisisce un numero importante di opere (ancora oggi nella Collezione Staechelin vi sono un centinaio di dipinti realizzati da Giovannetti). Per farlo lavorare in grande tranquillità, Staechelin acquista per Giovannetti e la moglie Ursula la Casa Halla (che in spagnolo significa «scoperta»), alle pendici del Monte Verità ad Ascona. Con il nome di «Luigi Pericle», tra il 1962 e il 1965 espone varie volte in Inghilterra, principalmente alla Tooth Gallery di Londra, galleria d’arte contemporanea specializzata in alcuni dei grandi nomi dell’astrattismo e dell’informale europeo, quali Karel Appel, Antonio Saura, Jean Dubuffet, Corneille e Asger Jorn. Molte sue opere finiscono in collezioni private inglesi e americane. Ancora nel 1965 riceve ad Ascona la visita di Herbert Read, già curatore del Victoria and Albert Museum di Londra, professore ad Harvard e consigliere personale di Peggy Guggenheim. Un incontro che potrebbe davvero cambiare la vita dell’artista se non subentrasse una decisione che ancora oggi resta inspiegabile. Per delle ragioni che ci sono infatti ignote, Luigi Pericle si ritira dalle scene e il centro del suo mondo diventa l’abitazione di Ascona, dove continua a dipingere fino agli anni Ottanta, dedicandosi anche alla meditazione, alla ricerca e alla scrittura, e mantenendo però contatti epistolari con studiosi e intellettuali in tutto il mondo. Nel 2001 muore senza eredi ad Ascona e la sua casa rimane chiusa per una quindicina d’anni.
Corriere del Ticino 21/10/2017
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Si ringraziano particolarmente :

Raffaella Castagnola Rossini che ha capito per prima l’importanza della notizia.

Raffaella Castagnola, Direttrice della Divisione della cultura e degli studi universitari del Canton Ticino. 

 

Fabio Pontiggia direttore del Corriere del Ticino che ha verificato personalmente.

 

Simona Ostinelli che ha realizzato questo magnifico articolo.

Simona è  storica dell’arte e giornalista culturale.

 

Grazie di cuore

Greta e Andrea Biasca-Caroni

 

 

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